Quando si può dire e quando si può fare....in questo caso scrivo!

venerdì 30 luglio 2010

INCONTRI DEL TERZO TIPO

La protesta arriva anche da noi. Quando si vive in un piccolo paesino, soprattutto del sud Italia, certe cose si vedono solo alla Tv. E credetemi non è di certo un bene.

In vista di quella che è stata ormai definita "legge bavaglio" è stato organizzato un incontro all'interno della rassegna "Libri sulla cresta dell'onda" del Comune di Formia (LT) a cura della libreria Tuttilibri, con personaggi di rilievo nel panorama della cultura mediatica e della giustizia italiana. Il titolo dell'incontro è stato "Giustizia e Libertà di informazione", appunto. Sono intervenuti i giornalisti Tiziana Ferrario e Oliviero Beha, i magistrati Armando Spadaro e Giancarlo De Cataldo e l'editore Giuseppe Laterza. I temi affrontati sembrano usurati ma mai troppo. La condizione della democrazia italiana in un momento di proibizionismo latente creato dal governo vigente. Poche le accuse, tante le riflessioni. Dallo scandalo del tg1, alle parole insidiose di Beha fino alla minaccia alla legalità denunciata dai due magistarti. Infine le preoccupazioni del rappresentante di un settore, ormai poco puro, italiano, quello dell'editoria. Sconvolgenti le dichiarazioni della Ferrario in merito alla qustione del Tg1 e alla denigrazione e omissione di certe notizie. Diretto e schietto il magistrato Spadaro circa il ddl sulle intercettazioni "tutte balle"-dice. L'ironia pungente di Oliviero Beha che non le manda certo a dire e la verità del magistrato De Cataldo. Un incontro di due ore che ha informato più di quanto abbian fatto i media negli ultimi due anni, Da quando, cioè, qualcuno si è affacciato prepotentemente sulla scena italiana ingombrando ogni settore, totalmente.


giovedì 29 luglio 2010

TROPPO POTERE LOGORA

Sabato notte. Al ritorno non solo da una serata in discoteca ma anche da un matrimonio: più stanchi che ubriachi. Quattro persone:tre ragazze e un ragazzo che è alla guida del suo fuoristrada modello non si sa quale ma molto d' effetto. Siamo sulla strada di ritorno, intorno alle 4 del mattino di domenica 25 luglio. Le due ragazze dietro dormono, sfiancate dalla giornata, io accanto al conducente sono più che sveglia e gli tengo compagnia. Si parla della serata, di quanto bello fosse stato il matrimonio, di quanto ci fossimo divertiti e di quanto fosse scadente quell'unico coktail bevuto per festeggiare. Erano passate almeno 2 ore dall'ultimo sorso. Il contachilometri non passa i cinquanta, la strada è abbastanza pericolosa in più è sabato notte e tra le varie uscite dai locali ci sono moltissimi posti di blocco della polizia, carabinieri e guardia di finanza. Noi siamo tranquilli. Ad un certo punto, la KA grigia modello nuovo che viaggiava qualche metro più avanti di noi, frena improvvisamente e bruscamente, si accosta sulla destra senza mettere la freccia. Allora di conseguenza anche noi, senza rispettare la striscia continua, sorpassiamo l'auto per non rischiare di finirle addosso. Già precedentemente quella macchina ci aveva dato problemi perchè, a guardare l'andatura, il conducente avrebbe dovuto avere seri problemi ma non so dire di che genere. Neanche 50 metri più avanti un posto di blocco della guardia di finanza avrebbe dovuto, necessariamente ,vedere tutto. La paletta rossa si alza proprio verso di noi e ci fa cenno di accostare, noi accostiamo. Il finanziere, non attendendo neanche che il finestrino fosse del tutto abbassato per permettere una educata conversazione, esordisce"LO SA CHE CON LA STRISCIA CONTINUA NON SI SORPASSA? NESSUNO LE HA INSEGNATO QUESTO?" con aria spavalda e autoritaria. Allora il ragazzo dell'auto cerca di spiegargli cosa fosse successo ma l'uomo in divisa non da modo alcuno. Ribadisce ancora l'infrazione mentre continua a scrutare attenatamente noi ragazze e la macchina. Comincio allora a scaldarmi e chiedo gentilmente di poter parlare per cercare di spiegare e per cercare di dirgli(a quel punto era abbastanza nervosa) che se non avesse visto nulla dalla posizione vicinissima in cui era allora poteva rinunciare a fare qual mestiere. Ma non c'è stato nulla da fare, dopo aver borbottato qualcosa esegue il controllo di routine. Fa domande molto specifiche sull'auto e sul conducente continuando a guardare noi ragazze. Credo comunque che avesse poco più dei miei anni, quindi molto era giovane.Tutto questo mentre il compagno di turno stringeva un mitra tra le mani e ci guardava minaccioso. Dopodichè, non avendo trovato nulla cui appigliarsi ci lascia andare come per farci un gran favore. Intanto non sono riuscita a vedere che fine avesse fatto la KA grigia, fatto sta che qualche chilometro più avanti ci ha sorpassato in velocità. Di sicuro non era stata fermata.

martedì 15 giugno 2010

L'IMPORTANTE è ESSERE PARTECIPATIVI...



Ieri sera, mentre tentavo di scrivere ancora qualcosa sul mio amato blog, la tv ha stranamente attirato la mia attenzione. Il palinsesto televisivo, ancora di più con il digitale terrestre, è solo una confusa messa in onda di programmi omogenei. Dicono che la televisione sta morendo, che la radio sta morendo, che il giornalismo sta morendo e che internet ha il potere indiscusso. Potrei essere d'accordo. Alcuni aspetti della tv di oggi mi fanno pensare all'intersezione che c'è tra i vari media, un'intersezione che, se ben fatta, può trovare addirittura il mio consenso.(Dal momento che in base ai commenti ho capito che non mi legge quasi nessuno, ribadisco un concetto per chi leggesse questo post. Io sono molto apocalittica rispetto ai new media ma necessariamente integrata).


La notte di RaiTre, a parte le sconvolgenti puntate di "Fuori Orario",(dove l'unica cosa che capisco è la sigla)è molto interessante. Il martedì notte, precisamente all'1:10 viene trasmesso il programma "Citizen Report" per Rai Educational, diretto da Giovanni Minoli. Il nuovo programma, "oltre il limite del giornalismo", è stato presentato lo scorso 12 Aprile e pianificato per dieci puntate.La modalità del programma, a mio avviso, è innovativa e coinvolgente. Il tutto è ambientato in uno studio dove la presentatrice-giornalista parla guardando nella web-cam di un computer portatile. Un nuovo stile e una nuova immagine che fanno già capire l'intento del programma. Non ci sono inviati, ma solo collegamenti via web-cam e le varie inchieste sono strutturate mediante mini video-documentari. Un esperimento che vuole mostrare le mille possibilità di contaminazione tra linguaggio della rete e linguaggio della tv generalista, secondo le parole del direttore Minoli. I protagonisti sono due mondi, quasi contrapposti, ma che cominciano a dialogare reciprocamente e con vantaggio: quello della rete e quella della tv.


Il titolo è una curiosità.

Il Citizen journalism è un nuovo modo di fare giornalismo. Grazie alla tecnologia, attraverso i più semplici mezzi di comunicazione, qualsiasi persona può fare informazione. Ecco che basta fare una foto o riprendere con la videocamera(grande quanto il palmo di una mano) un evento improvviso di particolare valore informativo, che si può pubblicare su un blog, su piattaforme come Youtube o altro ed essere giornalisti improvvisati. Viene chiamato giornalismo partecipativo e proprio negli ultimi tempi si sono sviluppate numerose vie percorribili in questo senso. In primis Internet.


La puntata di ieri sera del programma Rai affrontava proprio questo tema. Ha rivolto lo sguardo al mondo del giornalismo partecipativo e della blogosfera italiana e internazionale.Una sorta di meta-puntata sul tema del Citezen Journalism, sulle opportunità che offre ma anche circa i pericoli in cui questo tipo di giornalismo "dal basso" cade, proprio a causa della sua indole primaria. I pericoli riguardano soprattutto il suo rapporto con il metodo tradizionale, la veridicità e Il contenuto delle informazioni. Vari ospiti hanno accompagnato il corso della puntata: Paolo Guzzanti, Paola Caridi e Massimo Gaggi. Inoltre, collegamenti con vari personaggi del giornalismo partecipativo italiano e blog-giornalismo come Luca Sofri e interventi registrati da personaggi influenti come la blogger cubana Yoani Sanchèz.


Non avevo visto niente di più coinvolgente alla tv. Pochi programmi si sono occupati, in genere, di temi così attuali se non sottoforma di talk show o situazioni da salotto dove vengono invitati ospiti quanto più contrastanti possibile per creare audience. La forza di questo programma, a mio avviso, sta proprio nel fatto che è strutturato in modo da rispecchiare la rivoluzione che sta avvenendo nella nostra quotidianità e la fa sembrare meno invasiva possibile. Proprio io che soffro della contaminazione mediatica, ho visto come, attraverso un'ottima attività informativa, questo programma sia di enorme aiuto a chi come me vuole approcciarsi al "nuovo" mondo del giornalismo.


Purtroppo quella di ieri è stata l'ultima puntata di questa stagione.

Magari chiederò al sign.Minoli di farmi un colloquio....non si sa mai!!!


Bando alla chiacchiere, per chi volesse rivedere le puntate consiglio di farlo. Sono disponibili sul sito della Rai.



ESEMPI ELOQUENTI

Pubblico questo in video in collegamento al post precedente.

Che fine fanno i giornalisti?

Il titolo di questo post potrebbe suggerire varie interpretazioni.
Si potrebbe pensare alla "fine"intesa come termine ultimo del mestiere di giornalista e quindi auspicare l'ennesimo discorso sulla crisi incombente di questo settore. Potrei farlo ma non ho voglia di deprimermi.
Voglio invece sottolineare un aspetto che accomuna certi giornalisti, quelli che io intendo con la "G"(maiuscolo).
Anche se il nostro professore ci richiama ad una maggiore circoscrizione dei nostri sogni, personalmente voglio fare la giornalista da quando ho imparato a mettere insieme le parole in una frase di senso compiuto. E spero, comunque, che le mie frasi siano di senso compiuto!
Fare il giornalista non significa solo scrivere. La scrittura è solo il mezzo attraverso cui si esprime un pensiero, una verità, un messaggio in generale. Forse per carattere, forse per indole non ho mai badato alla forma, ma sempre e solo al contenuto. Il "succo" è l'essenza primaria della forma e anche la più gustosa. Di sicuro c'è chi la pensa diversamente da me. Quindi, "discreta forma e ottimo contenuto" è, per me, la formula perfetta. Questo non significa che la forma non sia importante, ma solo che potrebbe essere collocata in secondo piano.

Chi sono i giornalisti?Se sapessi rispondere a questa domanda avrei già un posto di lavoro perchè avrei capito come funziona il mondo intricato del giornalismo.
Non considero giornalisti tutti quelli che vengono spacciati come tali. Non è un tesserino che rende una persona giornalista (come non è una laurea che ti rende intelligente), ma è sicuramente necessario in questo mondo artificiale e convenzionale.
I giornalisti che fanno i giornalisti non sono molti e la maggior parte non esiste più fisicamente. Mi riferisco a tutti quei giornalisti che sono stati vittime del loro stesso mestiere, troppo scomodo per altri. In alcuni casi, "gli altri" contano molto.

Cominciamo con qualche nome.
Giornalisti vittime della criminalità organizzata: Giuseppe Alfano, Carlo Casalegno, Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giuseppe Fava, Mauro Francese, Peppino Impastato, Mauro Rostagno, Giancarlo Siani, Giovanni Spampinato, Walter Tobagi.
Giornalisti uccisi all'estero o in Italia in situazioni controverse: Ilaria Alpi, Enzo Baldoni, Ezio Cesarini, Raffaele Ciriello, Eugenio Colorni, Maria Grazia Cutuli, Almerigo Grilz, Gabriel Gruener, Marco Luchetta, Enzio Malatesta, Carlo Merli, Carmine Pecorelli, Guido Puletti, Antonio Russo, Graziella de Palo e Italo Toni scomparsi in Libano.
La lista sarebbe ancora molto lunga. Insieme alla maggior parte di questi giornalisti sono morti anche i loro collaboratori e operatori. Senza contare le vittime internazionali, prima fra tutte nonchè più recente, la giornalista russa Anna Politkovskaja. Tanti altri, troppi, hanno pagato il caro prezzo della morte.

La loro colpa è stata solo quella di dire la verità. Non mi hanno insegnato che dire la verità è una brutta abitudine, lo apprendo solo adesso.
Quindi alla domanda del titolo io risponderei:fanno una brutta fine.

Al LIMITE DELLA ILLEGALITA'

"Premio al giornalismo d'inchiesta, il coraggio di indagare la verità" recita così il titolo di Repubblica.it del premio "Ilaria Alpi". Sedicesima edizione dell'evento che mira a riconoscere il valore della professionalità, dell'intelligenza e della curiosità applicata al giornalismo di inchiesta . l'obiettivo è quello di rilanciare ancora una volta il suo appello di verità e giustizia.

Ricordando Ilaria Alpi. Giornalista Rai uccisa in Somalia il 20 Marzo 1994 insieme al suo operatore Miran Hrovatin. Una vicenda su cui non si è fatta ancora chiarezza. Ci sono, infatti,molti dubbi e molti lati oscuri soprattutto sul movente, sugli autori e sul mandante di quella che fu un'esecuzione a tutti gli effetti.


Ho guardato i video proposti sul sito di Repubblica. Ognuno affronta problematiche legate ai maggiori "mali" italiani e anche internazionali. Soprattutto uno. Un mix di violenza, immigrazione, camorra e conflitti internazionali che caratterizzano tutta la penisola, ma in modo particolare la mia terra, la Campania. Ho scelto di pubblicarlo sul mio blog, in caso qualcuno non l'avesse ancora visto perchè a mio avviso sintetizza bene una vicenda troppo poco conosciuta anche se usurata. Le verità scomode non vengono mai a galla del tutto.







"Terra di nessuno" questo è il titolo, di Paolo Zagari.



La camorra è uno di quei "mali incurabili" per il quale la ricerca scientifica non serve, almeno quella dei medicinali. Chi fa ricerca sono personaggi nascosti che lavorano per sconfiggere questo problema, ma i risultati non sono sempre soddisfacenti. La fiducia si ritrova ascoltando le parole o "vedendo" i fatti di un Roberto Saviano o dei pochi magistrati che sono silenziosamente coinvolti in questa infinita ricerca.



Molti parlano di criminalità organizzata locale o geografica. In effetti le varie tipologie nascono da ambienti locali e ristretti. Ma in qualsiasi modo si voglia chiamare, mafia, camorra, n'drangheta, sacra corona unita, la storia è sempre la stessa. Cambiano le tradizioni, le "usanze", i motti, i soprannomi, le famiglie ma gli obiettivi non cambiano. Questo giustifica infatti le "alleanze" e le "faide" interne che caratterizzano questo tipo di criminalità organizzata.



In realtà esse non restano solo all'interno del loro territorio. Di sicuro lo difendono, stringono patti con altri "partner" per interssi commerciali illeciti ma tendono anche ad espandersi. Una sorta di "colonialismo"moderno, anzi modernissimo.



La copertina de "L'Espresso" del 25 Settembre 2008 recita proprio così "Gomorra al Nord" con il sottotitolo:così i casalesi sono andati alla conquista dell'Emilia e del Veneto. Con estorsioni e minacce. Patti con la malavita locale e connivenze dei politici. Da Bologna a Parma, da Reggio a Modena fino alla Riviera.

L'inchiesta del settimanale indaga minuziosamente sui rapporti della Camorra con il nord. Una contaminazione spaventosa che coinvolge tutti i maggiori "affari" dei clan locali legati alla camorra in tutta la Campania.

So bene di provenire da una microcosmo complesso, dove anche le pratiche quotidiane sono infestate di illegalità, dove non c'è rispetto, neanche se lo dai e se lo dai non è normale. Una terra dove non si rispetta il rosso del semaforo, dove gli uffici delle amministrazioni comunali sono sempre vuoti e se pieni non basta una giornata per rinnovare una carta di identità, una terra dove ti insegnano il culto della paura e dell'omertà, dove l'illegalità è di casa, dove non riesci sempre a mettere in pratica i buoni propositi. Ma non è solo questo, c'è tanto altro da valorizzare e scoprire.

Quando sono venuta al "nord", sola, a studiare in una nuova città, tutto mi sembrava diverso, Parma è diversa. Ma quando ho scoperto che l'illegalità è presente anche qui, anche se contaminata, non mi sono stupita. Ho solo riflettuto di più e mi sono chiesta cosa si potrebbe fare ma anche su cosa dovrei riflettere.



domenica 6 giugno 2010

FILOSOFIA E INFORMAZIONE


Qualcuno mi ha parlato dell'Infophilosophy. Qualcun altro l'ha definita semplicemente Filosofia dell'Informazione. Io sono sempre più confusa ma devo cercare di capire se un giorno vorrò fare questo mestiere(per "questo mestiere" intendo l'ambito della comunicazione e dell'informazione, qualcun altro ancora mi ha detto che non si parla più di giornalismo).


La filosofia dell'informazione è una disciplina assai recente che mescola l'informatica, la scienza dell'informazione e la filosofia. Un accostamento che il mio professore di filosofia del liceo, essendo un prete, avrebbe definito "malsano". Ma oggi è tutto così. Le ricette mediatiche sono fatte dei più disparati ingredienti, che mai si pensava di amalgamare. Così le humane litterae si fondono con le scienze tecnologiche, si propone la pasta al cioccolato e il gelato al peperoncino e i nostri gusti si adattano e obbligatoriamente si modificano.


Da documento che ho trovato emerge che: "la filosofia dell'informazione cerca di espandere le frontiere della ricerca filosofica, avventurandosi in campi di studio fino ad ora inesplorati ed elaborando nuove metodologie". Non ho trovato altro di più.

Ragionando, se la filosofia è "l'amore per il sapere" e l'informazione è "il passaggio di un messaggio da un emittente a uno o più destinatari", posso dedurre che la filosofia dell'informazione è "l' amore per la conoscenza della trasmissione di un messaggio". Detto così può sembrare una banalità, lo so. Volevo semplicemente afferamre che qualsiasi nuova disciplina nasca nell'era digitale, virtuale, mediatica(chiamatela come volete) non è mai ex novo. Ormai, come dicevo prima, si cerca di andare sempre più avanti, di sfondare come si dice nel mondo dello spettacolo. Si va avanti sulle basi solide del progresso che ci ha regalato(se non imposto) nuovi modelli di comunicazione e di informazione e soprattutto nuovi mezzi. Tutto passa attraverso internet, necessariamente personalizzato. Così c'è l'I PHONE, l'I POD, l'I PAD, tutto è I TECH. In qualunque modo essi si vogliano studiare e analizzare, non apportano nulla di nuovo. I nuovi modelli di comunicazione si sono affermati, si può progredire solo nella tecnologia.

Raro è fare una nuova informazione, la necessità è creare nuovi modi di fare comunicazione e informazione.

INTERNET DELLE ORIGINI


Qualcuno sa come nasce INTERNET? Sicurmanete lo sapranno in molti ma io vi rinfrescherò un pò la memoria. Internet nasce dal programma ARPANET, finanziato dalla Defence Advance Reserach Projects Agency, un'agenzia dipendente dal Ministero della Difesa Statunitense. Il 25 Aprile 1963, Joseph C.R. Liklider(un noto informatico statunitense) espresse l'intenzione di collegare tutti i computer e i sistemi di time-sharing in una rete continentale. Il progetto fu continuato dai suoi successori. La rete venne fisicamente costruita nel 1969 collegando quattro punti fondamentali: l'Università della California di Los Angeles, l'Università della Caliifornia di Santa Barbara, l'Università dello Utah e l'SRI di Stanford. In pochi anni ARPANET allargò la connessione ad altri luoghi oltreoceano, principalmente in Europa. Era quasi pronto il passaggio alla più fitta rete di Internet, infatti ARPANET fu definitivamente bloccata il 27 Ottobre 1980. Nasce, così INTERNET, come l'insieme di reti connesse tramite particolari protocolli. L'evoluzione continua. Nel 1991 nasce il WORLD WIDE WEB in cui c'è una minuziosa organizzazione di risorse attraverso i cosiddetti browser che permettono di navigare, visualizzando ogni tipo di file. Ecco, vi ho dato un sintetico input per capire alcune cose.
Nell'ultima lezione del nostro corso, il professore ci ha parlato di INTRANET. Nella mia confusione mentale ho pensato subito si trattasse di qualcosa connesso(non in senso tecnico)ad INTERNET. Ragionando, ho pensato che INTRANET potrebbe significare "nella rete", mentre INTERNET semplicemnte "attraverso la rete". Non si tratta di uno strano gioco di parole linguistico(tra latino e inglese) ma di un ragionamento spicciolo. Considerando come è nata la rete che noi oggi conosciamo, il professore ci ha fatto notare come essa abbia avuto un'origine più ristretta di quanto oggi si possa pensare (considerando l'immensità di questo servizio). Infatti internet nasce proprio come una INTRANET, ma che cos'è?
Essa è una rete locale o un raggruppamento di reti locali, usata all'interno di una organizzazione per favorire la comunicazione e l'accesso all'informazione. Si tratta comunque di un accesso ristretto, limitato ad un numero ristretto di persone. Così l'intranet può essere la rete interna ad un'azienda o ad un'istituzione. Negli ultimi tempi, questo modello di rete è stato abbandonato perchè c'è stata l'esigenza di mostrare la rete come un mondo aperto. Si potrebbe così dire che INTERNET è un mondo aperto, INTRANET è un mondo chiuso o meglio ristretto. Come ci insegna il nostro Prof solo una buona intranet fa un buon internet ed è importante che questo "piccolo" mondo venga riscoperto e ricostruito.

giovedì 3 giugno 2010

Strategie da podio


Una squadra vince perchè è unita, un atleta singolo vince perchè è il migliore, un politico(o un partito)vince perchè comunica bene. Non so se sono d'accordo con questo assioma ma in quanto tale è assunto come vero.
Effettivamente la comunicazione politica quando funziona non c'è avversario che tenga.Ci sono molti modi per definire questo tipo di comunicazione. Io la chiamarei strategia, perchè lo è a tutti gli effetti!Qualcuno la definisce come un mix di comunicazione istituzionale e marketing. Riflettiamo.
Comunicazione politica è i'eufemismo per definire la campagna elettorale(governata dalla legge del più forte) e l'obiettivo fondamentale è demolire l'avversario. Come si demolisce l'avversario?Prima di tutto lo si deve studiare a fondo, capire la sua strategia e poi attraverso una serie di fattori comunicativi(che in genere esplicano la famosa "linea di partito"), elaborati da appositi esperti, si costruisce la propria strategia. Ciò che si comunica è letteralmente "quanto più si può offrire al popolo votante e quanto più si può fare per accaparrarsi la sua fiducia". In poche parole, fare ciò che gli altri non fanno, colpire nel segno attraverso uno slogan toccante e precetti nobili. Questo aspetto mi fa venire in mente proprio le strategeie di marketing("quale biscotto piace più ai bambini?Quale detersivo lava meglio?Quale caffè è migliore?).Ecco noi più che popolo votante ci trasformiamo in utenti, consumatori e attraverso il voto diamo consenso. Chi vince le elezioni offre il "prodotto" migliore.
Lo scopo è quindi il consenso. Ma questo lo fanno tutti. Tutti cercano di offrire la migliore riforma, i migliori propositi pur di essere votato e andare così nei palazzoni romani(non solo per governare).
C'è però un valore aggiunto. Oltre a manifesti, immaginette, pubblicità, tv e radio ora anche internet contribuisce e si eleva a mezzo di comunicazione politica.
Obama vince le elezioni grazie a Facebook. Questo è l'esempio lampante del potere del new media interattivo. Molti pensano che il Presidente degli Stai Uniti sia un grande comunicatore, secondo il nostro Professor Alfonso è discretamente accettabile. Sul nostro podio, al contrario di quanto tutti noi italiani ci aspetteremmo, c'è De Gaulle, considerato il miglior comunicatore politico.
Quando una strategia di comunicazione funziona?Funziona quando:
- il messaggio è chiaro
-quando il messaggio è codificabile
-quando esprime positività
-quando è rassicurante
-quando è stratificata
-quando è anche trasmissione di valori(qui si fonde con la comunicazione istituzionale).
Rileggendo questo breve elenco mi viene in mente solo una persona. Il nostro amato Presidente del Consiglio straccia tutti perchè è un buon comunicatore(o ha dietro di seè ottimi strateghi). La sua strategia ha 2 valori fonadamentali: sondaggi e visione positiva dei problemi, proprio come se andasse sempre tutto bene. Il cittadino, allora, crede nel sorriso e non nelle facce, abbruttite dal tempo, della defunta opposizione. Infatti, la logica comunicativa di Berlusconi funziona anche perchè quella dell'opposizione non funziona o meglio è invisibile. In Italia manca la risposta a certi stimoli. Basti pensare che "in the USA", Obama ha al suo servizio gruppi di WEB WATCHER che analizzano il web e "profilano le persone" e General Manager di GOOGLE che lavorano per il funzionamento della sua comunicazione.
In Italia no. Il partito(o la persona, direi)eletto, vince perchè è il leader che fa la differenza con le parole alla tv, alla radio, su alcuni giornali.
Anche in Francia, il "flop"di Sarzoky non da scampo: eletto con grande ambizione, ora non è più in auge nei sondaggi di preferenza soprattutto perchè non ha coltivato e curato la parte comunicativa, lasciandola morire al momento dell'elezione.(oltre a tutte le mosse controproducendi che sta attuando).
Ho capito, quindi, che quando andrò a votare la prossima volta, da buona studentessa di comunicazione, potrei badare più al livello comunicativo che ai fatti. D'altronde i fatti non li vedo da quando ho imparato che 2+2 fa 4, ma alcuni hanno il potere di dimostrarti che non è così.

mercoledì 2 giugno 2010

Festa della Repubblica?Non per la Padania



Oggi 2 giugno, Festa della Repubblica Italiana e i leghisti se ne infischiano.
Mi verrebbe da dire "sai quanto me ne infischio io di loro" ma fate finta che non ho detto nulla.
Al 64esimo anniversario di una "conquista democratica"(almeno avrebbe dovuto esserlo)mancavano i leader leghisti(e fin qui...).
Mancava, però, anche il Ministro dell'Interno, importante carica dello STATO REPUBBLICANO ITALIANO. Maroni era a Varese, mentre a Roma sfilavano le nostre forze militari davanti agli occhi dei Presidenti Napolitano e Berlusconi. A Varese l'inno nazionale non è stato cantato, si è preferita la famosissima canzone di Gino Paoli "La Gatta".In fondo qualche leghista c'era, ma non i leader e questo ha fatto tanto scalpore, poco a mio avviso.L'Italia è una sola ma non necessariamente. Nella sfiducia di una ragzza di soli 23 anni questo crea fiducia. La fiducia nell'intelligenza di chi ce l' ha ancora e di chi crede ancora nel futuro migliore di questo Paese.(Potrei dire anche illusione) Federalismo, Padania(che tra l'altro fa rima con Campania), Sicilia, isole e penisole, l'identità non c'entra. Chi dell'identità fa una bandiera esclusivista non ha capito, a mio avviso, che essa è insita nel nostro DNA e non si dimostra con l'esclusività. Qualcuno ha ucciso intere popolazioni per questo. Non è una questione di tolleranza ma di libertà. La libertà di fare ciò che si vuole in un Paese come l'Italia dove "libertà" non ha accezione positiva. Si tratta di badare ai proprio interessi, anche se questo contrasta i diritti fondamentali dell'uomo(semplificherei di alcuni uomini).
I leghisti sono incommentabili e ottusi, eppure sono al governo. Dovremmo preoccuparci?

martedì 1 giugno 2010

Accessabilità e Usabilità-Ordine e Disordine




Il mio blog è accessibile e usabile. Certo, non è dotato di una mappa, ma solo perchè non è necessario. Molti siti utilizzano la mappa per rendere più facile la fruizione delle informazioni e per navigare meglio all'interno del sito stesso.
Per questo si parla di Accessibilità e Usabilità.
Per Accessibilità si intende la facilità di accedere ad un sito e per Usabilità la semplicità di utilizzare e trovare le informazioni.
Ogni sito, se dotato di mappa, garantisce una maggiore qualità della fruizione e in generale i siti con la mappa sono i migliori.
Viene consigliato spesso di esplorare la mappa prima di ricercare ciò che si vuole perchè fornisce un'accurata descrizione delle funzioni, delle tematiche e di tutti gli spazi, per così dire, del sito.
Io, in genere, non mi sono mai servita della mappa per navigare in un sito. Forse perchè penso di non averne bisogno ma forse da questo post in poi comincerò a farlo.
Analizzando, infatti, molti dei siti che frequento ho notato la differenza. Prima esploravo "a caso", ricercavo le cose grazie al comando "cerca" e mi perdevo non sapendo più tornare indietro quando non mi rendevo conto di dove fossi arrivata. Effetivamente la mappa è una specie di bussola (o navigatore, per essere al passo con la tecnologia)di orientamento, quindi, che ti aiuta a trovare ciò che cerchi. Per me che ho una vita disordinata, potrebbe essere un primo approccio all'ordine.

martedì 25 maggio 2010

L'arte degli animali


Incredibile.L'hanno chiamto Kung Fu Orso ed è un vero talento. L'orso di razza asiatica dal pelo scuro protagonista di questo video si chiama Cloud. Il video si trova in rete già da un pò di tempo ma è stato riproposto, senza musica, per difendersi dalle accuse di essere un falso.Invece è proprio vero e alquanto sorprendente.
Anche gli animali comunicano, alla grande!(a volte anche più di noi esseri umani)

Da Berlusconi a Berlusconi


Evviva la democrazia. Evviva la libertà di opinione. Evviva la libertà di farsi i fatti propri, anche se si è un capo del governo.
Invito tutti a leggere il contenuto di questo link.I commenti si sprecherebbero.
A presto con il prossimo post.

http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE64O0DI20100525

lunedì 24 maggio 2010

Un pizzico di interculturalità




"Mane e Mane"-"Canta Palestina"
Enzo Avitabile è un grande della mia terra. La Campania. Troppi la identificano solo con Napoli e tutto ciò che di negativo si sente. Non è una bugia, i problemi ci sono ma cerchiamo di prendere/apprendere anche il meglio.
La cultura e le tradizioni sono il sale della vita, almeno della mia.E quando queste si mescolano tra di loro creano una magia travolgente, oltre che un piacere e una ricchezza immensa.
Una canzone, anche se in una lingua diversa dalla nostra(tra cui anche un dialetto)può essere comunicazione e ancor di più della comunicazione istituzionale, può essere una forte fattore di consenso, senza brand, senza marketing, volendo anche senza scopi di lucro.
Per un mondo(per non dire un'Italia)consenziente.

Comunicazione istituzionale...se ho capito bene!


Dal momento che alla lezione del venerdì arrivo sempre con un certo ritardo e una certa fretta, non riesco mai a portare con me un qualsiasi strumento tecnologico che mi permetta di avere testimonianze audio/video dei contenuti. Per questo, nel post precedente ho preferito pubblicare un video trovato su youtube. Fortuna o caso ha voluto che, durante la mia ricerca, trovassi proprio un contributo del nostro professore sul tema affrontato la scorsa lezione: La Comunicazione Istituzionale.

La comunicazione istituzionale si può definire come il tipo di comunicazione realizzata in modo organizzato da un’istituzione o dai suoi rappresentanti, e diretta alle persone e ai gruppi dell’ambiente sociale in cui svolge la sua attività. Ha come obiettivo stabilire relazioni di qualità tra l’istituzione e il pubblico con cui si relaziona, acquisendo una notorietà sociale e un’immagine pubblica adeguata ai suoi fini e attività.

Questo è ciò che apprendo dalla mia prima ricerca.
Le caratteristiche della comunicazione istituzionale sono particolari. Quindi, è opportuno distinguerle dalle caratteristiche comuni della comunicazione, per esempio, del marketing.

La comunicazione istituzionale è un nuovo concetto connesso al marketing, alla pubblicità e alle relazioni pubbliche e cerca di trasmettere la personalità dell’istituzione e i valori che la fondano. Attraverso la comunicazione istituzionale, l’istituzione cerca di mettersi in relazione con i membri della società in cui è presente, contribuendo al bene comune attraverso i suoi fini specifici. L’identità di un’istituzione viene trasmessa attraverso la comunicazione insieme ai valori e agli obiettivi, che però sono insiti nella comunicazione. In questo modo la logica comunicativa diventa fondamentale. Le istituzioni sono responsabili delle loro azioni davanti alla società e nella loro comunicazione deve avere molto presente questa responsabilità. Esistono tre possibili elementi - che non sempre coincidono nella comunicazione di un’istituzione:
-quello che l’istituzione è
-quello che dice di essere
-quello che gli altri percepiscono.
Una buona comunicazione istituzionale cerca l’armonia fra i tre elementi facendo in modo che si identifichino. Essa deve evitare che l’immagine che si comunica non corrisponda alla realtà o che l’istituzione sia percepita in modo equivoco o che la percezione non coincida con la realtà. La comunicazione istituzionale non si identifica solo con l’informazione offerta da coloro che coordinano le attività comunicative dell’impresa.
Esiste un tipo di comunicazione che è informale: quella che trasmettono coloro che, con il loro modo di agire e di procedere ,formano l’istituzione. Infatti, anche se non sono investiti di autorità sono percepiti come parte rappresentativa dell’organizzazione. Ogni atto realizzato da un’istituzione ha, pertanto, una ripercussione sociale che molte volte viene interpretata dalla società come comunicazione istituzionale. La comunicazione istituzionale tende a gestire tutti i contatti comunicativi dell’istituzione e dei suoi membri con i diversi tipi di pubblico, sia esterno che interno.

La comunicazione istituzionale si realizza attraverso un programma che normalmente
richiede quattro fasi:
1) ricerca: è lo studio in profondità dell’istituzione e del pubblico con
cui entra in contatto, per individuarne carenze, capacità competitive, sfide future e opportunità
possibili;
2) programmazione: creazione di una strategia comunicativa sviluppata per un
certo periodo, avendo come base l’informazione raccolta nella fase precedente;
3)realizzazione: è la messa in atto effettiva della strategia programmata, d’accordo con gli
obiettivi tracciati;
4) valutazione: è il valore attribuito ai risultati ottenuti, confrontandoli con
gli obiettivi inizialmente programmati, in funzione di criteri previamente stabiliti.
Esistono vari tipi di comunicazione istituzionale.
Negli ultimi tempi sono proliferati dipartimenti e uffici di comunicazione con una presenza all’interno dell’impresa che varia secondo i casi. In molti casi gestiscono le relazioni con i mezzi di
comunicazione; coordinano le attività di marketing, le relazioni pubbliche e la pubblicità; gestiscono la comunicazione all’interno dell’istituzione e si occupano dei contatti con i clienti attuali e potenziali.
La comunicazione istituzionale si è applicata con pari efficacia ad altre aree della vita sociale, rispondendo all’identità propria di ogni istituzione, un’identità che determina il tipo di messaggio, le varie audience, i mezzi, i fini più appropriati. Per questo la comunicazione di un’istituzione commerciale si distingue da quella realizzata da un’istituzione religiosa, poiché le identità specifiche comportano modi propri di agire - dicomunicare - diversi tra loro. Anche un’istituzione pubblica possiede caratteristiche specifiche che la differenziano da istituzioni ricreative senza scopo di lucro, o da partiti politici. Tuttavia, tra i vari tipi di istituzioni esistenti , affiorano anche somiglianze comunicative.

Nuovi modelli di Comunicazione istituzionale


martedì 18 maggio 2010

Ciò che non so di Google


A differenza di quanto il Prof.Alfonso ha suggerito, per capire cosa è davvero Google mi sono rivolta ai signori di Wikipedia.

Riporto qui la definizione iniziale, tipica di ogni descrizione di Wikipedia:

Google è un motore di ricerca per internet, oltre a inidicizzare e catalogare il World Wide Web, si occupa anche di immagini, foto, newsgroup, notizie, mappe e video e delle pagine che indicizza Google mantiene una copia cache.

Ho accolto la definizione dell'Enciclopedia web più diffusa ed immediata proprio perchè è di facile comprensione.

Io utente, vedo google padrone di ogni mia ricerca. Forse perchè non sono a conoscenza di altri motori di ricerca o forse non ho voglia di utlilizzarli perchèè l'abitudine, come al solito, è sintomo anche di pigrizia. Google è una vera e propria industria e posso constatare che utilizzo sempre e solo quello. Su Wikipedia leggo ancora:

Google è in grado di effettuare una ricerca su milioni di pagine Web in alcuni millisecondi, di indicizzare un elevato numero di contenuti al giorno e di fare molti mirror e istanze dello stesso processo informatico su più server.

Dove mirror vuol dire letteralmente specchio e più tecnicamente "copia esatta di un insieme di dati".

Dati tecnici a parte, Google ha avuto anche un certo numero di controversie che riguardano soprattutto il copyright. Dicesi copyright(=diritto di copia) l'insieme di norme sul diritto d'autore in vigore nel mondo anglosassone e nel mondo statunitense. Le norme sul diritto d'autore vigenti in Italia differiscono leggermente da quelle tradizionali.

Proprio in questo periodo Google potrebbe essere soggetto di indagini delle autorità tedesche e americane in seguito alla dichiarazione, da parte dell'azienda, di aver involontariamente raccolto delle informazioni sensibili sulle reti wireless.

Il Financial Times riferisce che Peter Schaar, commissario tedesco per la protezione dei dati, afferma che "la più importante azienda nel mercato di internet è venuta meno alle normali regole" e per questo chiede indagini più accurate.Google ha, infatti, spiegato che durante una raccolta di immagini e foto per il servizio Street View, ha raccolto per errore delle informazioni personali che potrebbero contenere, secondo un esperto di sicurezza informatica, messaggi mail e password. Google ha rimediato dicendo che si sarebbe messo in contatto con le autorità di regolamentazione per stabilire come disfarsi dei dati(che l'azienda dichiara, comunque, di non aver utilizzato).

Io non utente, poco informaticamente alfabetizzato, non ci capisco nulla.

domenica 16 maggio 2010

No Freedom without information



In realtà non avevo molti buoni esempi cui rifermi per questo blog. Per me è una dura esperienza che come ho già detto mi mette alla prova sul versante nuovo (e non so se buono) del web. L'unico esempio con cui mi sono confrontata è quello dell'esperienza web della blogger cubana Yoani Sanchèz. Un pò per necessità un pò per curiosità ho voluto conoscere questa figura così oscura ma dai contorni chiari. Donna, cubana, giovane con tratti somatici non proprio tipici delle sue parti grazie alla rete sta diffondendo un messaggio importante. Cuba, si sa, non gode sicuramente della più ampia libertà che noi europei "occidentalizzati" possiamo conoscere e condividere, almeno crediamo di farlo. Sicuramente già con questo blog e con le parole che spendo per cercare di "informarvi"(seppur all'interno di un corso universitario) mi fanno sentire un pò più libera. Pensare però di non essere liberi di esprimere un'opinione o anche dirla a voce bassa(o scriverla sul diario segreto invece che su un qualsiasi mezzo di comunicazione) mi rende alquanto insofferente e nervosa. E lo dico io: donna, italiana, giovane e più o meno libera. Yoani è dal 2007 che cerca di denunciare la sua situazione e quella di tutti i cittadini cubani, estendo il diritto a tutti quelli che non hanno la fortuna di vivere in un Paese libero e liberalizzante.
Nel 2007 infatti nasce il suo blog "Generation Y", una piattaforma che gestisce in assoluta segretezza da quando lo Stato cubano le da la caccia e cerca di intimidirla con ogni mezzo possibile. Un pò come accadeva durante i regimi fascista o nazista quando il dissenso cominciava a prendere piede. Quelli sono altri tempi ma Cuba li conosce ancora. Eppure, è strano cercare di migliorare qualcosa? Non è normale dire ciò che si pensa? Perchè i diritti fondamentali non hanno piena attuazione nel 2010?Yoani si chiede questo. Ama il suo Paese, ama la sua gente. Si tratta però di un amore malato, non corrisposto. Cuba e il regime non hanno voglia di ascoltare quello che Yoani ha da dire e per impedirle di farlo usano tutti i mezzi possibili. Prima le minacce al marito, poi a lei, le proibizioni, impedimenti a lasciare il Paese per ricevere importanti premi. Ora il rapimento, la violenza. Questo è ciò che un Paese e il suo governo deve insegnare alla sua gente? I cubani sono terrorizzati e per questo tacciono. Yoani ha scelto di non farlo. Yoani non tace e parla attraverso la rete nonostante essa a Cuba sia regolata, controllata e censurata da appositi esperti del regime. Il messaggio è libertà di informazione perchè senza informazione non c'è libertà. Non mi sembra così assurdo nè falso.
Questa esperienza è una di quelle che condivido del mondo virtuale. Una cosa va fatta purchè serva. Yoani ha ancora tanti problemi da affrontare eppure va fino in fondo. Non può essere intervistata e quindi lascia al web le sue testimonianze attraverso video, foto e ovviamente le parole del suo blog. Non può partecipare alle manifestazioni che condivide, per farlo si maschera. Non può lasciare il suo Paese e decide allora di non fuggire. La dignità non è la sola cosa che la spinge a far tutto questo ma anche la voglia di essere ascoltata dal suo Paese e dala sua gente.
Io ci credo e voi?

domenica 9 maggio 2010

Dalle stalle alle stelle..virtuali



Ciò che fa girare il mondo dell'editoria è l'economia. Non dico di certo una novità. L'economia fa parte di ogni singola parte della nostra vita, si insinua negli angoli nascosti e governa tutto il mondo. I gruppi editoriali si occupano, dunque, di gestire questa economia, di valutare i risultati e cercare di riparare li dove serve. Riviste, periodici, quotidiani sono tutti sottomessi alla dura legge della tiratura. Dicesi tiratura il numero medio di copie stampate in un dato periodo. Tradotto in termini nostri, la tiratura è importante per sapere se un giornale vende oppure no. Soprattutto per i giornali più "importanti" a livello nazionale, le statitistiche costituiscono pane quotidiano su cui progettare miglioramenti o nuove strategie.


Il sito http://www.adsnotizie.it/ (Accertamenti Dati Stampa) mi ha fornito i dati sulla tiratura di tutti i giornali italiani. Il caso di Repubblica è significativo. Dal 2004 al 2008 ho potuto notare quali siano stati i cambiamenti nelle cifre di questo giornale. L'analisi qui di seguito propone all'anno di riferimento le cifre, rispettivamente, di Tiratura media e Totale vendita:


2004: 786.396 - 569.252

2005: 790.586 - 570.473

2006: 799.481 - 571.181

2007: 790.862 - 564.172

2008: 710.716 - 502.601


Questi dati si riferiscono alla tiratura media del giornale in Italia. Questo aspetto non presenta nette differenze fino all'anno 2008, più o meno la tiratura è la stessa. Più significativi sono i dati che riguardano il totale delle vendite per anno, dove notiamo una netta decrescita, con un picco nell'anno 2007 fino al 2008 dove le vendite sono calate si circa 60mila copie.
Il discorso cambia quando si parla di visualizzazioni sul sito di Repubblica. Riporto i dati relativi alle visite al sito del quotidiano confrontandoli con quelli di un altro importante giornale italiano, il Corriere della Sera.
La Repubblica mediamente ha circa 3 milioni di visitatori al giorno, con una media di un minuto e trenta a pagina e una durata complessiva della visita al sito di 14minuti.
Il Corriere della Sera ha una media di circa 2 milioni e mezzo di visitatori al giorno con una durata di 2 minuti a pagina e una complessiva di 11 minuti.
Ancora una volta Repubblica vince sul web. Un mix di novità, curiosità, grafica attraente, temi specializzati ha decretato ancora una volta un successo.
Bocciata la carta, promossa quella virtuale.

martedì 4 maggio 2010

La speran..Ansa on line



Dalla cronaca alla politica, dalla cultura allo sport. Più o meno il dato oggettivo è sempre presente, deve esserlo, altrimenti che giornalismo sarebbe. Si sa, i giornalisti migliori per essere definiti tali hanno bisogno di qualcosa in più. Qualcuno è più espressivo, altri sono più crudi, altri ancora più emotivi: pochi sono vermanete originali.
Originalità. Non necessita di criteri fondamentali, non si studia come disciplina non si applica tramite teoremi e formule. Eppure tutti cerchiamo di essere originali, con scarsi risultati direi. In realtà questo è un problema grande dell'informazione, soprattutto quella on line. La continua rincorsa del tempo on line straccia le testate cartacee. Il giornale on line, infatti, ha la funzione fondamentale di fornire informazioni in tempo reale (quello che la carta stampata non può fare!). Fare ciò significa analizzare continuamente (anche ogni minuto) e selezionare le numerose agenzie di stampa che affollano la posta elettronica di tali giornali. Per questo accade spesso(direi sempre) che le notizie riportate si riducono ad un copia e incolla inesorabile delle agenzie di stampa. Sicurmente un "plagio legale" che ovvia la mancanza di tempo utile per rielaborare i fatti. Non un giudizio ma un quesito: il giornalista del web è un giornalista nel vero senso della parola?
Ci rifletterò a breve...

martedì 27 aprile 2010

A proposito di blog


Mentre Repubblica.it cambia la grafica, la carta stampata è sull'orlo del fallimento e i siti fanno a gara sul numero dei visitatori, nasce un nuovo giornale online il Post. Luca Sofri che già aveva sfondato con il suo blog Wittgestein, ora riparte con un nuovo progetto a cui partecipano personaggi come Giovanni Floris. «Il progetto viene da lontano -spiega il direttore- Da lunghe conversazioni con Giovanni De Mauro, complice di questa avventura anche se non partecipe attivo. L’idea era quella di allargare i risultati ottenuti con il blog Wittgenstein.it (che conta 10mila visitatori unici al giorno), un capitale interessante da non disperdere». Da qui il via alla ricerca di soci, contatti per dar corpo al progetto, annunci per mettere su la redazione del Post, nome evocativo per chi conosce la rete: è il termine con cui i blogger definiscono infatti i loro articoli. «Sarà un aggregatore, nel senso che noi non produrremo notizie ma le racconteremo. Competeremo con i giornali nazionali puntando su qualità e velocità, i nostri punti di forza». L'idea è quella di rifarsi a siti con contenuti originali come Huffington Post, Daily Beast e Slate. La testata offrirà un'area news con una selezione di fatti ed eventi di respiro nazionale e internazionale. Lo spazio per i blog fornirà invece opinioni e spunti per l'approfondimento sull'attualità. Per quanto riguarda la gerarchia delle notizie, Luca Sofri afferma «Ci occuperemo di tutto, anche di politica certo, ma, per dirne una, eviteremo di raccontare quotidianamente lo stillicidio di battute tra Fini e Berlusconi. L'obiettivo è puntare sulla qualità, sulle idee».

Una descrizione, questa, che non mi risulta troppo diversa da quella di Repubblica o da quella di qualsiasi altro blog o sito di informazione che voglia promuovere la sua attività. Tutti provvedono a costruire cose nuove, colorate, mai viste e per questo innovative.Non sono sicura al cento per cento che mi interessino queste descrizioni, voi che ne dite?Anche qui la filosofia del cambiamento funge da strategia per attirare più pubblico possibile.Comunque ben venga ogni nuova forma. purchè sia piena di contenuti interessanti.

La filosofia del Cambiamento



In un mondo così competitivo come quello del web, si sa, bisogna stare al passo con i tempi. Soprattutto la necessità di fidelizzare il pubblico diventa virtù. Come l'innovazione è il punto nevralgico del marketing, così il cambiamento è il pane dei siti internet. Il web si nutre di cambiamenti, modifiche che non devono sconvolgere l'utente ma coinvolgerlo ancora di più. Questo accade specialmente per i siti di informazione il cui flusso è maggiore della carta stampata. Alla corte di internet l'informazione è regina. Aggiornamenti, modifiche, sondaggi, forum, video, foto e tanto altro accompagnano la giornata di milioni di persone che contemporaneamente svolgono altre attività. Dall'ufficio, dall'Università, da casa, da scuola, dal Ministero degli Esteri nello stesso istante si condivide (anche se non ci si accorge) la stessa notizia. Per questo, la tempistica è il fattore fondamentale per misurare il buon lavoro di un sito di informazione. I problemi del web non sono però trascurabili. Infatti il flusso eccessivo di notizie mina l'autenticità di esse e allo stesso tempo crea disagi nella selezione. I siti, però, hanno l'obiettivo di fornire informazione: il vero controllore della fruizione è l'utente. l'utente cerca, seleziona. gestisce e in molti casi personalizza.


Se l'utente è allora così potente, i fornitori di informazione altro non posso fare che tenersi in continuo aggiornamento e soprattutto assecondare il lettore attraverso cambiamenti. Questo è ciò che laRepubblica.it ha fatto in questi ultimi giorni. "Repubblica cambia, ma non troppo" dicono dalla redazione, ma per gli assidui frequentatori c'è molto da notare. "Una testata centrata, più forte. Un’apertura – e cioè il titolo principale – che permetterà di valorizzare le immagini, le foto di cronaca. Un’area dedicata alla nostra community, una doppia colonna laterale che è il regno dello sport, degli spettacoli e dell’entertainment". Una scelta in linea con i maggiori siti internazionali come l'Huffington Post, il blog-aggregatore di notizie più famoso del mondo. Più video, foto, approfondimenti, condivisione e sicuramente più inserzioni. Non proprio discrete sugli sfondi e alle aperture delle gallery, le pubblicità invadono il mondo di Repubblica. Le opinioni di molti ritengono questo sito uguale a quello del Corriere della Sera ma per quanto mi riguarda i siti sono un pò tutti uguali. Una foto più grande(scelta con cura a seconda dell'argomento) colpisce l'occhio e la mente, un titolo sottolineato e centrato genera curiosità, inconsciamente i colori della pubblicità attirano e personalmente mi confondono. La lunga colonna dell'intrattenimento e gossip (che molti definiscono culturale e di attualità) sfama chi crede di leggere cose interessanti solo perchè lo si fa su una testata come Repubblica. La filosofia del cambiamento è uguale alla filosofia del marketing: il prodotto in qualche modo va piazzato e innovato. Le notizie tuttavia rimangono le stesse, il pubblico non lo so. Risponderà a breve.

Lezione 1




Una volta mia nonna mi disse:"ho la quinta elementare, so usare poco la penna, tu come fai ad usare questo coso con i tasti?". Questa frase mi ha fatto pensare alla penna, non a mia nonna.Sarebbe inutile e ripetitivo affermare che il progresso ci ha portato ad una società dove tutto è digitale. Non a caso questo esame riguarda un blog in web e non un tema su carta. Quello che intendo è che tutti gli aspetti della nostra vita si sono rigenerati o hanno assunto nuove forme in direzione del tecnologico/digitale. Anche la penna.

Con la penna si scrive e il giornalismo è fatto anche di scrittura. Si scrive con il computer e tutto quello che si scrive con il computer in genere è destinato al web. Qualcuno potrebbe chiedersi dove è finita la carta stampata e chi se lo chiede evidentemente non la compra. La carta stampata c'è, esiste ancora(per poco) e nonostante tutto conta qualche affezionato. Internet ha mescolato tutto:una sorta di continuo messaggio a reti unificate che tutti fruiscono in ogni momento e da ogni luogo, basta avere un dispositivo connesso alla rete.


giovedì 22 aprile 2010

Le Mani

Il linguaggio del corpo..per noi studenti di Comunicazione (e Giornalismo)

Da troppo sento parlare di comunicazione, mass media fenomeni mediatici e quanto altro. Se qualcuno mi chiedesse cosa pensi della comunicazione io direi semplicemente "è comunicazione!". So bene che questo non basta, ma a volte non basta (o non è utile) solo la forma. Comunicazione è contenuto e se ha uno scopo preciso deve essere anche informazione, qualsiasi forma essa abbia.

martedì 20 aprile 2010

lo strano (per)corso...

Venerdì scorso è iniziato il corso di questo nuovo percorso.
A parte i giochi di parole, questo nuovo insegnamento mi mette seriamente in difficoltà: "Informatica applicata al Giornalismo", mah!
Nella vita di una persona ci sono in genere delle sicurezze che sono sempre meno delle insicurezze, fidatevi! Bè le mie sicurezze non le conosco ancora bene ma le insicurezze si. Ecco, questo corso rappresenta quella che per me potrebbe essere una grande sfida: l'immenso mondo del web e del computer!
Il professor Lelio Alfonso terrà le lezioni. L'approccio è stato buono, la premessa convincente, strano il modo di conoscerci. In effetti mi ha colpito "la breve intervista"somministrata ad ognuno di noi (eravamo circa 60) e l'immediata comprensione e interpretazione delle nostre risposte. Purtroppo dovevamo essere sinceri, diretti e sintetici e questo non ha permesso un'ottimale presentazione di ognuno di noi.
Approfitto della "sinteticità" di questo freddo mezzo per sottolineare: "l'evoluzione è adattamento, non sempre positivo. Siccome ho dovuto adattarmi alle nuove tecnologie e fino ad ora non ho avuto la voglia di esplorarle fino in fondo, mi affido alle mie capacità e alla capacità di questo corso di definire un approccio migliore ad esse"