Quando si può dire e quando si può fare....in questo caso scrivo!

martedì 15 giugno 2010

L'IMPORTANTE è ESSERE PARTECIPATIVI...



Ieri sera, mentre tentavo di scrivere ancora qualcosa sul mio amato blog, la tv ha stranamente attirato la mia attenzione. Il palinsesto televisivo, ancora di più con il digitale terrestre, è solo una confusa messa in onda di programmi omogenei. Dicono che la televisione sta morendo, che la radio sta morendo, che il giornalismo sta morendo e che internet ha il potere indiscusso. Potrei essere d'accordo. Alcuni aspetti della tv di oggi mi fanno pensare all'intersezione che c'è tra i vari media, un'intersezione che, se ben fatta, può trovare addirittura il mio consenso.(Dal momento che in base ai commenti ho capito che non mi legge quasi nessuno, ribadisco un concetto per chi leggesse questo post. Io sono molto apocalittica rispetto ai new media ma necessariamente integrata).


La notte di RaiTre, a parte le sconvolgenti puntate di "Fuori Orario",(dove l'unica cosa che capisco è la sigla)è molto interessante. Il martedì notte, precisamente all'1:10 viene trasmesso il programma "Citizen Report" per Rai Educational, diretto da Giovanni Minoli. Il nuovo programma, "oltre il limite del giornalismo", è stato presentato lo scorso 12 Aprile e pianificato per dieci puntate.La modalità del programma, a mio avviso, è innovativa e coinvolgente. Il tutto è ambientato in uno studio dove la presentatrice-giornalista parla guardando nella web-cam di un computer portatile. Un nuovo stile e una nuova immagine che fanno già capire l'intento del programma. Non ci sono inviati, ma solo collegamenti via web-cam e le varie inchieste sono strutturate mediante mini video-documentari. Un esperimento che vuole mostrare le mille possibilità di contaminazione tra linguaggio della rete e linguaggio della tv generalista, secondo le parole del direttore Minoli. I protagonisti sono due mondi, quasi contrapposti, ma che cominciano a dialogare reciprocamente e con vantaggio: quello della rete e quella della tv.


Il titolo è una curiosità.

Il Citizen journalism è un nuovo modo di fare giornalismo. Grazie alla tecnologia, attraverso i più semplici mezzi di comunicazione, qualsiasi persona può fare informazione. Ecco che basta fare una foto o riprendere con la videocamera(grande quanto il palmo di una mano) un evento improvviso di particolare valore informativo, che si può pubblicare su un blog, su piattaforme come Youtube o altro ed essere giornalisti improvvisati. Viene chiamato giornalismo partecipativo e proprio negli ultimi tempi si sono sviluppate numerose vie percorribili in questo senso. In primis Internet.


La puntata di ieri sera del programma Rai affrontava proprio questo tema. Ha rivolto lo sguardo al mondo del giornalismo partecipativo e della blogosfera italiana e internazionale.Una sorta di meta-puntata sul tema del Citezen Journalism, sulle opportunità che offre ma anche circa i pericoli in cui questo tipo di giornalismo "dal basso" cade, proprio a causa della sua indole primaria. I pericoli riguardano soprattutto il suo rapporto con il metodo tradizionale, la veridicità e Il contenuto delle informazioni. Vari ospiti hanno accompagnato il corso della puntata: Paolo Guzzanti, Paola Caridi e Massimo Gaggi. Inoltre, collegamenti con vari personaggi del giornalismo partecipativo italiano e blog-giornalismo come Luca Sofri e interventi registrati da personaggi influenti come la blogger cubana Yoani Sanchèz.


Non avevo visto niente di più coinvolgente alla tv. Pochi programmi si sono occupati, in genere, di temi così attuali se non sottoforma di talk show o situazioni da salotto dove vengono invitati ospiti quanto più contrastanti possibile per creare audience. La forza di questo programma, a mio avviso, sta proprio nel fatto che è strutturato in modo da rispecchiare la rivoluzione che sta avvenendo nella nostra quotidianità e la fa sembrare meno invasiva possibile. Proprio io che soffro della contaminazione mediatica, ho visto come, attraverso un'ottima attività informativa, questo programma sia di enorme aiuto a chi come me vuole approcciarsi al "nuovo" mondo del giornalismo.


Purtroppo quella di ieri è stata l'ultima puntata di questa stagione.

Magari chiederò al sign.Minoli di farmi un colloquio....non si sa mai!!!


Bando alla chiacchiere, per chi volesse rivedere le puntate consiglio di farlo. Sono disponibili sul sito della Rai.



ESEMPI ELOQUENTI

Pubblico questo in video in collegamento al post precedente.

Che fine fanno i giornalisti?

Il titolo di questo post potrebbe suggerire varie interpretazioni.
Si potrebbe pensare alla "fine"intesa come termine ultimo del mestiere di giornalista e quindi auspicare l'ennesimo discorso sulla crisi incombente di questo settore. Potrei farlo ma non ho voglia di deprimermi.
Voglio invece sottolineare un aspetto che accomuna certi giornalisti, quelli che io intendo con la "G"(maiuscolo).
Anche se il nostro professore ci richiama ad una maggiore circoscrizione dei nostri sogni, personalmente voglio fare la giornalista da quando ho imparato a mettere insieme le parole in una frase di senso compiuto. E spero, comunque, che le mie frasi siano di senso compiuto!
Fare il giornalista non significa solo scrivere. La scrittura è solo il mezzo attraverso cui si esprime un pensiero, una verità, un messaggio in generale. Forse per carattere, forse per indole non ho mai badato alla forma, ma sempre e solo al contenuto. Il "succo" è l'essenza primaria della forma e anche la più gustosa. Di sicuro c'è chi la pensa diversamente da me. Quindi, "discreta forma e ottimo contenuto" è, per me, la formula perfetta. Questo non significa che la forma non sia importante, ma solo che potrebbe essere collocata in secondo piano.

Chi sono i giornalisti?Se sapessi rispondere a questa domanda avrei già un posto di lavoro perchè avrei capito come funziona il mondo intricato del giornalismo.
Non considero giornalisti tutti quelli che vengono spacciati come tali. Non è un tesserino che rende una persona giornalista (come non è una laurea che ti rende intelligente), ma è sicuramente necessario in questo mondo artificiale e convenzionale.
I giornalisti che fanno i giornalisti non sono molti e la maggior parte non esiste più fisicamente. Mi riferisco a tutti quei giornalisti che sono stati vittime del loro stesso mestiere, troppo scomodo per altri. In alcuni casi, "gli altri" contano molto.

Cominciamo con qualche nome.
Giornalisti vittime della criminalità organizzata: Giuseppe Alfano, Carlo Casalegno, Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giuseppe Fava, Mauro Francese, Peppino Impastato, Mauro Rostagno, Giancarlo Siani, Giovanni Spampinato, Walter Tobagi.
Giornalisti uccisi all'estero o in Italia in situazioni controverse: Ilaria Alpi, Enzo Baldoni, Ezio Cesarini, Raffaele Ciriello, Eugenio Colorni, Maria Grazia Cutuli, Almerigo Grilz, Gabriel Gruener, Marco Luchetta, Enzio Malatesta, Carlo Merli, Carmine Pecorelli, Guido Puletti, Antonio Russo, Graziella de Palo e Italo Toni scomparsi in Libano.
La lista sarebbe ancora molto lunga. Insieme alla maggior parte di questi giornalisti sono morti anche i loro collaboratori e operatori. Senza contare le vittime internazionali, prima fra tutte nonchè più recente, la giornalista russa Anna Politkovskaja. Tanti altri, troppi, hanno pagato il caro prezzo della morte.

La loro colpa è stata solo quella di dire la verità. Non mi hanno insegnato che dire la verità è una brutta abitudine, lo apprendo solo adesso.
Quindi alla domanda del titolo io risponderei:fanno una brutta fine.

Al LIMITE DELLA ILLEGALITA'

"Premio al giornalismo d'inchiesta, il coraggio di indagare la verità" recita così il titolo di Repubblica.it del premio "Ilaria Alpi". Sedicesima edizione dell'evento che mira a riconoscere il valore della professionalità, dell'intelligenza e della curiosità applicata al giornalismo di inchiesta . l'obiettivo è quello di rilanciare ancora una volta il suo appello di verità e giustizia.

Ricordando Ilaria Alpi. Giornalista Rai uccisa in Somalia il 20 Marzo 1994 insieme al suo operatore Miran Hrovatin. Una vicenda su cui non si è fatta ancora chiarezza. Ci sono, infatti,molti dubbi e molti lati oscuri soprattutto sul movente, sugli autori e sul mandante di quella che fu un'esecuzione a tutti gli effetti.


Ho guardato i video proposti sul sito di Repubblica. Ognuno affronta problematiche legate ai maggiori "mali" italiani e anche internazionali. Soprattutto uno. Un mix di violenza, immigrazione, camorra e conflitti internazionali che caratterizzano tutta la penisola, ma in modo particolare la mia terra, la Campania. Ho scelto di pubblicarlo sul mio blog, in caso qualcuno non l'avesse ancora visto perchè a mio avviso sintetizza bene una vicenda troppo poco conosciuta anche se usurata. Le verità scomode non vengono mai a galla del tutto.







"Terra di nessuno" questo è il titolo, di Paolo Zagari.



La camorra è uno di quei "mali incurabili" per il quale la ricerca scientifica non serve, almeno quella dei medicinali. Chi fa ricerca sono personaggi nascosti che lavorano per sconfiggere questo problema, ma i risultati non sono sempre soddisfacenti. La fiducia si ritrova ascoltando le parole o "vedendo" i fatti di un Roberto Saviano o dei pochi magistrati che sono silenziosamente coinvolti in questa infinita ricerca.



Molti parlano di criminalità organizzata locale o geografica. In effetti le varie tipologie nascono da ambienti locali e ristretti. Ma in qualsiasi modo si voglia chiamare, mafia, camorra, n'drangheta, sacra corona unita, la storia è sempre la stessa. Cambiano le tradizioni, le "usanze", i motti, i soprannomi, le famiglie ma gli obiettivi non cambiano. Questo giustifica infatti le "alleanze" e le "faide" interne che caratterizzano questo tipo di criminalità organizzata.



In realtà esse non restano solo all'interno del loro territorio. Di sicuro lo difendono, stringono patti con altri "partner" per interssi commerciali illeciti ma tendono anche ad espandersi. Una sorta di "colonialismo"moderno, anzi modernissimo.



La copertina de "L'Espresso" del 25 Settembre 2008 recita proprio così "Gomorra al Nord" con il sottotitolo:così i casalesi sono andati alla conquista dell'Emilia e del Veneto. Con estorsioni e minacce. Patti con la malavita locale e connivenze dei politici. Da Bologna a Parma, da Reggio a Modena fino alla Riviera.

L'inchiesta del settimanale indaga minuziosamente sui rapporti della Camorra con il nord. Una contaminazione spaventosa che coinvolge tutti i maggiori "affari" dei clan locali legati alla camorra in tutta la Campania.

So bene di provenire da una microcosmo complesso, dove anche le pratiche quotidiane sono infestate di illegalità, dove non c'è rispetto, neanche se lo dai e se lo dai non è normale. Una terra dove non si rispetta il rosso del semaforo, dove gli uffici delle amministrazioni comunali sono sempre vuoti e se pieni non basta una giornata per rinnovare una carta di identità, una terra dove ti insegnano il culto della paura e dell'omertà, dove l'illegalità è di casa, dove non riesci sempre a mettere in pratica i buoni propositi. Ma non è solo questo, c'è tanto altro da valorizzare e scoprire.

Quando sono venuta al "nord", sola, a studiare in una nuova città, tutto mi sembrava diverso, Parma è diversa. Ma quando ho scoperto che l'illegalità è presente anche qui, anche se contaminata, non mi sono stupita. Ho solo riflettuto di più e mi sono chiesta cosa si potrebbe fare ma anche su cosa dovrei riflettere.



domenica 6 giugno 2010

FILOSOFIA E INFORMAZIONE


Qualcuno mi ha parlato dell'Infophilosophy. Qualcun altro l'ha definita semplicemente Filosofia dell'Informazione. Io sono sempre più confusa ma devo cercare di capire se un giorno vorrò fare questo mestiere(per "questo mestiere" intendo l'ambito della comunicazione e dell'informazione, qualcun altro ancora mi ha detto che non si parla più di giornalismo).


La filosofia dell'informazione è una disciplina assai recente che mescola l'informatica, la scienza dell'informazione e la filosofia. Un accostamento che il mio professore di filosofia del liceo, essendo un prete, avrebbe definito "malsano". Ma oggi è tutto così. Le ricette mediatiche sono fatte dei più disparati ingredienti, che mai si pensava di amalgamare. Così le humane litterae si fondono con le scienze tecnologiche, si propone la pasta al cioccolato e il gelato al peperoncino e i nostri gusti si adattano e obbligatoriamente si modificano.


Da documento che ho trovato emerge che: "la filosofia dell'informazione cerca di espandere le frontiere della ricerca filosofica, avventurandosi in campi di studio fino ad ora inesplorati ed elaborando nuove metodologie". Non ho trovato altro di più.

Ragionando, se la filosofia è "l'amore per il sapere" e l'informazione è "il passaggio di un messaggio da un emittente a uno o più destinatari", posso dedurre che la filosofia dell'informazione è "l' amore per la conoscenza della trasmissione di un messaggio". Detto così può sembrare una banalità, lo so. Volevo semplicemente afferamre che qualsiasi nuova disciplina nasca nell'era digitale, virtuale, mediatica(chiamatela come volete) non è mai ex novo. Ormai, come dicevo prima, si cerca di andare sempre più avanti, di sfondare come si dice nel mondo dello spettacolo. Si va avanti sulle basi solide del progresso che ci ha regalato(se non imposto) nuovi modelli di comunicazione e di informazione e soprattutto nuovi mezzi. Tutto passa attraverso internet, necessariamente personalizzato. Così c'è l'I PHONE, l'I POD, l'I PAD, tutto è I TECH. In qualunque modo essi si vogliano studiare e analizzare, non apportano nulla di nuovo. I nuovi modelli di comunicazione si sono affermati, si può progredire solo nella tecnologia.

Raro è fare una nuova informazione, la necessità è creare nuovi modi di fare comunicazione e informazione.

INTERNET DELLE ORIGINI


Qualcuno sa come nasce INTERNET? Sicurmanete lo sapranno in molti ma io vi rinfrescherò un pò la memoria. Internet nasce dal programma ARPANET, finanziato dalla Defence Advance Reserach Projects Agency, un'agenzia dipendente dal Ministero della Difesa Statunitense. Il 25 Aprile 1963, Joseph C.R. Liklider(un noto informatico statunitense) espresse l'intenzione di collegare tutti i computer e i sistemi di time-sharing in una rete continentale. Il progetto fu continuato dai suoi successori. La rete venne fisicamente costruita nel 1969 collegando quattro punti fondamentali: l'Università della California di Los Angeles, l'Università della Caliifornia di Santa Barbara, l'Università dello Utah e l'SRI di Stanford. In pochi anni ARPANET allargò la connessione ad altri luoghi oltreoceano, principalmente in Europa. Era quasi pronto il passaggio alla più fitta rete di Internet, infatti ARPANET fu definitivamente bloccata il 27 Ottobre 1980. Nasce, così INTERNET, come l'insieme di reti connesse tramite particolari protocolli. L'evoluzione continua. Nel 1991 nasce il WORLD WIDE WEB in cui c'è una minuziosa organizzazione di risorse attraverso i cosiddetti browser che permettono di navigare, visualizzando ogni tipo di file. Ecco, vi ho dato un sintetico input per capire alcune cose.
Nell'ultima lezione del nostro corso, il professore ci ha parlato di INTRANET. Nella mia confusione mentale ho pensato subito si trattasse di qualcosa connesso(non in senso tecnico)ad INTERNET. Ragionando, ho pensato che INTRANET potrebbe significare "nella rete", mentre INTERNET semplicemnte "attraverso la rete". Non si tratta di uno strano gioco di parole linguistico(tra latino e inglese) ma di un ragionamento spicciolo. Considerando come è nata la rete che noi oggi conosciamo, il professore ci ha fatto notare come essa abbia avuto un'origine più ristretta di quanto oggi si possa pensare (considerando l'immensità di questo servizio). Infatti internet nasce proprio come una INTRANET, ma che cos'è?
Essa è una rete locale o un raggruppamento di reti locali, usata all'interno di una organizzazione per favorire la comunicazione e l'accesso all'informazione. Si tratta comunque di un accesso ristretto, limitato ad un numero ristretto di persone. Così l'intranet può essere la rete interna ad un'azienda o ad un'istituzione. Negli ultimi tempi, questo modello di rete è stato abbandonato perchè c'è stata l'esigenza di mostrare la rete come un mondo aperto. Si potrebbe così dire che INTERNET è un mondo aperto, INTRANET è un mondo chiuso o meglio ristretto. Come ci insegna il nostro Prof solo una buona intranet fa un buon internet ed è importante che questo "piccolo" mondo venga riscoperto e ricostruito.

giovedì 3 giugno 2010

Strategie da podio


Una squadra vince perchè è unita, un atleta singolo vince perchè è il migliore, un politico(o un partito)vince perchè comunica bene. Non so se sono d'accordo con questo assioma ma in quanto tale è assunto come vero.
Effettivamente la comunicazione politica quando funziona non c'è avversario che tenga.Ci sono molti modi per definire questo tipo di comunicazione. Io la chiamarei strategia, perchè lo è a tutti gli effetti!Qualcuno la definisce come un mix di comunicazione istituzionale e marketing. Riflettiamo.
Comunicazione politica è i'eufemismo per definire la campagna elettorale(governata dalla legge del più forte) e l'obiettivo fondamentale è demolire l'avversario. Come si demolisce l'avversario?Prima di tutto lo si deve studiare a fondo, capire la sua strategia e poi attraverso una serie di fattori comunicativi(che in genere esplicano la famosa "linea di partito"), elaborati da appositi esperti, si costruisce la propria strategia. Ciò che si comunica è letteralmente "quanto più si può offrire al popolo votante e quanto più si può fare per accaparrarsi la sua fiducia". In poche parole, fare ciò che gli altri non fanno, colpire nel segno attraverso uno slogan toccante e precetti nobili. Questo aspetto mi fa venire in mente proprio le strategeie di marketing("quale biscotto piace più ai bambini?Quale detersivo lava meglio?Quale caffè è migliore?).Ecco noi più che popolo votante ci trasformiamo in utenti, consumatori e attraverso il voto diamo consenso. Chi vince le elezioni offre il "prodotto" migliore.
Lo scopo è quindi il consenso. Ma questo lo fanno tutti. Tutti cercano di offrire la migliore riforma, i migliori propositi pur di essere votato e andare così nei palazzoni romani(non solo per governare).
C'è però un valore aggiunto. Oltre a manifesti, immaginette, pubblicità, tv e radio ora anche internet contribuisce e si eleva a mezzo di comunicazione politica.
Obama vince le elezioni grazie a Facebook. Questo è l'esempio lampante del potere del new media interattivo. Molti pensano che il Presidente degli Stai Uniti sia un grande comunicatore, secondo il nostro Professor Alfonso è discretamente accettabile. Sul nostro podio, al contrario di quanto tutti noi italiani ci aspetteremmo, c'è De Gaulle, considerato il miglior comunicatore politico.
Quando una strategia di comunicazione funziona?Funziona quando:
- il messaggio è chiaro
-quando il messaggio è codificabile
-quando esprime positività
-quando è rassicurante
-quando è stratificata
-quando è anche trasmissione di valori(qui si fonde con la comunicazione istituzionale).
Rileggendo questo breve elenco mi viene in mente solo una persona. Il nostro amato Presidente del Consiglio straccia tutti perchè è un buon comunicatore(o ha dietro di seè ottimi strateghi). La sua strategia ha 2 valori fonadamentali: sondaggi e visione positiva dei problemi, proprio come se andasse sempre tutto bene. Il cittadino, allora, crede nel sorriso e non nelle facce, abbruttite dal tempo, della defunta opposizione. Infatti, la logica comunicativa di Berlusconi funziona anche perchè quella dell'opposizione non funziona o meglio è invisibile. In Italia manca la risposta a certi stimoli. Basti pensare che "in the USA", Obama ha al suo servizio gruppi di WEB WATCHER che analizzano il web e "profilano le persone" e General Manager di GOOGLE che lavorano per il funzionamento della sua comunicazione.
In Italia no. Il partito(o la persona, direi)eletto, vince perchè è il leader che fa la differenza con le parole alla tv, alla radio, su alcuni giornali.
Anche in Francia, il "flop"di Sarzoky non da scampo: eletto con grande ambizione, ora non è più in auge nei sondaggi di preferenza soprattutto perchè non ha coltivato e curato la parte comunicativa, lasciandola morire al momento dell'elezione.(oltre a tutte le mosse controproducendi che sta attuando).
Ho capito, quindi, che quando andrò a votare la prossima volta, da buona studentessa di comunicazione, potrei badare più al livello comunicativo che ai fatti. D'altronde i fatti non li vedo da quando ho imparato che 2+2 fa 4, ma alcuni hanno il potere di dimostrarti che non è così.

mercoledì 2 giugno 2010

Festa della Repubblica?Non per la Padania



Oggi 2 giugno, Festa della Repubblica Italiana e i leghisti se ne infischiano.
Mi verrebbe da dire "sai quanto me ne infischio io di loro" ma fate finta che non ho detto nulla.
Al 64esimo anniversario di una "conquista democratica"(almeno avrebbe dovuto esserlo)mancavano i leader leghisti(e fin qui...).
Mancava, però, anche il Ministro dell'Interno, importante carica dello STATO REPUBBLICANO ITALIANO. Maroni era a Varese, mentre a Roma sfilavano le nostre forze militari davanti agli occhi dei Presidenti Napolitano e Berlusconi. A Varese l'inno nazionale non è stato cantato, si è preferita la famosissima canzone di Gino Paoli "La Gatta".In fondo qualche leghista c'era, ma non i leader e questo ha fatto tanto scalpore, poco a mio avviso.L'Italia è una sola ma non necessariamente. Nella sfiducia di una ragzza di soli 23 anni questo crea fiducia. La fiducia nell'intelligenza di chi ce l' ha ancora e di chi crede ancora nel futuro migliore di questo Paese.(Potrei dire anche illusione) Federalismo, Padania(che tra l'altro fa rima con Campania), Sicilia, isole e penisole, l'identità non c'entra. Chi dell'identità fa una bandiera esclusivista non ha capito, a mio avviso, che essa è insita nel nostro DNA e non si dimostra con l'esclusività. Qualcuno ha ucciso intere popolazioni per questo. Non è una questione di tolleranza ma di libertà. La libertà di fare ciò che si vuole in un Paese come l'Italia dove "libertà" non ha accezione positiva. Si tratta di badare ai proprio interessi, anche se questo contrasta i diritti fondamentali dell'uomo(semplificherei di alcuni uomini).
I leghisti sono incommentabili e ottusi, eppure sono al governo. Dovremmo preoccuparci?

martedì 1 giugno 2010

Accessabilità e Usabilità-Ordine e Disordine




Il mio blog è accessibile e usabile. Certo, non è dotato di una mappa, ma solo perchè non è necessario. Molti siti utilizzano la mappa per rendere più facile la fruizione delle informazioni e per navigare meglio all'interno del sito stesso.
Per questo si parla di Accessibilità e Usabilità.
Per Accessibilità si intende la facilità di accedere ad un sito e per Usabilità la semplicità di utilizzare e trovare le informazioni.
Ogni sito, se dotato di mappa, garantisce una maggiore qualità della fruizione e in generale i siti con la mappa sono i migliori.
Viene consigliato spesso di esplorare la mappa prima di ricercare ciò che si vuole perchè fornisce un'accurata descrizione delle funzioni, delle tematiche e di tutti gli spazi, per così dire, del sito.
Io, in genere, non mi sono mai servita della mappa per navigare in un sito. Forse perchè penso di non averne bisogno ma forse da questo post in poi comincerò a farlo.
Analizzando, infatti, molti dei siti che frequento ho notato la differenza. Prima esploravo "a caso", ricercavo le cose grazie al comando "cerca" e mi perdevo non sapendo più tornare indietro quando non mi rendevo conto di dove fossi arrivata. Effetivamente la mappa è una specie di bussola (o navigatore, per essere al passo con la tecnologia)di orientamento, quindi, che ti aiuta a trovare ciò che cerchi. Per me che ho una vita disordinata, potrebbe essere un primo approccio all'ordine.