Quando si può dire e quando si può fare....in questo caso scrivo!

giovedì 3 giugno 2010

Strategie da podio


Una squadra vince perchè è unita, un atleta singolo vince perchè è il migliore, un politico(o un partito)vince perchè comunica bene. Non so se sono d'accordo con questo assioma ma in quanto tale è assunto come vero.
Effettivamente la comunicazione politica quando funziona non c'è avversario che tenga.Ci sono molti modi per definire questo tipo di comunicazione. Io la chiamarei strategia, perchè lo è a tutti gli effetti!Qualcuno la definisce come un mix di comunicazione istituzionale e marketing. Riflettiamo.
Comunicazione politica è i'eufemismo per definire la campagna elettorale(governata dalla legge del più forte) e l'obiettivo fondamentale è demolire l'avversario. Come si demolisce l'avversario?Prima di tutto lo si deve studiare a fondo, capire la sua strategia e poi attraverso una serie di fattori comunicativi(che in genere esplicano la famosa "linea di partito"), elaborati da appositi esperti, si costruisce la propria strategia. Ciò che si comunica è letteralmente "quanto più si può offrire al popolo votante e quanto più si può fare per accaparrarsi la sua fiducia". In poche parole, fare ciò che gli altri non fanno, colpire nel segno attraverso uno slogan toccante e precetti nobili. Questo aspetto mi fa venire in mente proprio le strategeie di marketing("quale biscotto piace più ai bambini?Quale detersivo lava meglio?Quale caffè è migliore?).Ecco noi più che popolo votante ci trasformiamo in utenti, consumatori e attraverso il voto diamo consenso. Chi vince le elezioni offre il "prodotto" migliore.
Lo scopo è quindi il consenso. Ma questo lo fanno tutti. Tutti cercano di offrire la migliore riforma, i migliori propositi pur di essere votato e andare così nei palazzoni romani(non solo per governare).
C'è però un valore aggiunto. Oltre a manifesti, immaginette, pubblicità, tv e radio ora anche internet contribuisce e si eleva a mezzo di comunicazione politica.
Obama vince le elezioni grazie a Facebook. Questo è l'esempio lampante del potere del new media interattivo. Molti pensano che il Presidente degli Stai Uniti sia un grande comunicatore, secondo il nostro Professor Alfonso è discretamente accettabile. Sul nostro podio, al contrario di quanto tutti noi italiani ci aspetteremmo, c'è De Gaulle, considerato il miglior comunicatore politico.
Quando una strategia di comunicazione funziona?Funziona quando:
- il messaggio è chiaro
-quando il messaggio è codificabile
-quando esprime positività
-quando è rassicurante
-quando è stratificata
-quando è anche trasmissione di valori(qui si fonde con la comunicazione istituzionale).
Rileggendo questo breve elenco mi viene in mente solo una persona. Il nostro amato Presidente del Consiglio straccia tutti perchè è un buon comunicatore(o ha dietro di seè ottimi strateghi). La sua strategia ha 2 valori fonadamentali: sondaggi e visione positiva dei problemi, proprio come se andasse sempre tutto bene. Il cittadino, allora, crede nel sorriso e non nelle facce, abbruttite dal tempo, della defunta opposizione. Infatti, la logica comunicativa di Berlusconi funziona anche perchè quella dell'opposizione non funziona o meglio è invisibile. In Italia manca la risposta a certi stimoli. Basti pensare che "in the USA", Obama ha al suo servizio gruppi di WEB WATCHER che analizzano il web e "profilano le persone" e General Manager di GOOGLE che lavorano per il funzionamento della sua comunicazione.
In Italia no. Il partito(o la persona, direi)eletto, vince perchè è il leader che fa la differenza con le parole alla tv, alla radio, su alcuni giornali.
Anche in Francia, il "flop"di Sarzoky non da scampo: eletto con grande ambizione, ora non è più in auge nei sondaggi di preferenza soprattutto perchè non ha coltivato e curato la parte comunicativa, lasciandola morire al momento dell'elezione.(oltre a tutte le mosse controproducendi che sta attuando).
Ho capito, quindi, che quando andrò a votare la prossima volta, da buona studentessa di comunicazione, potrei badare più al livello comunicativo che ai fatti. D'altronde i fatti non li vedo da quando ho imparato che 2+2 fa 4, ma alcuni hanno il potere di dimostrarti che non è così.

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