
venerdì 30 luglio 2010
INCONTRI DEL TERZO TIPO

giovedì 29 luglio 2010
TROPPO POTERE LOGORA
mercoledì 16 giugno 2010
martedì 15 giugno 2010
L'IMPORTANTE è ESSERE PARTECIPATIVI...

Che fine fanno i giornalisti?
Si potrebbe pensare alla "fine"intesa come termine ultimo del mestiere di giornalista e quindi auspicare l'ennesimo discorso sulla crisi incombente di questo settore. Potrei farlo ma non ho voglia di deprimermi.
Voglio invece sottolineare un aspetto che accomuna certi giornalisti, quelli che io intendo con la "G"(maiuscolo).
Anche se il nostro professore ci richiama ad una maggiore circoscrizione dei nostri sogni, personalmente voglio fare la giornalista da quando ho imparato a mettere insieme le parole in una frase di senso compiuto. E spero, comunque, che le mie frasi siano di senso compiuto!
Fare il giornalista non significa solo scrivere. La scrittura è solo il mezzo attraverso cui si esprime un pensiero, una verità, un messaggio in generale. Forse per carattere, forse per indole non ho mai badato alla forma, ma sempre e solo al contenuto. Il "succo" è l'essenza primaria della forma e anche la più gustosa. Di sicuro c'è chi la pensa diversamente da me. Quindi, "discreta forma e ottimo contenuto" è, per me, la formula perfetta. Questo non significa che la forma non sia importante, ma solo che potrebbe essere collocata in secondo piano.
Chi sono i giornalisti?Se sapessi rispondere a questa domanda avrei già un posto di lavoro perchè avrei capito come funziona il mondo intricato del giornalismo.
Non considero giornalisti tutti quelli che vengono spacciati come tali. Non è un tesserino che rende una persona giornalista (come non è una laurea che ti rende intelligente), ma è sicuramente necessario in questo mondo artificiale e convenzionale.
I giornalisti che fanno i giornalisti non sono molti e la maggior parte non esiste più fisicamente. Mi riferisco a tutti quei giornalisti che sono stati vittime del loro stesso mestiere, troppo scomodo per altri. In alcuni casi, "gli altri" contano molto.
Cominciamo con qualche nome.
Giornalisti vittime della criminalità organizzata: Giuseppe Alfano, Carlo Casalegno, Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giuseppe Fava, Mauro Francese, Peppino Impastato, Mauro Rostagno, Giancarlo Siani, Giovanni Spampinato, Walter Tobagi.
Giornalisti uccisi all'estero o in Italia in situazioni controverse: Ilaria Alpi, Enzo Baldoni, Ezio Cesarini, Raffaele Ciriello, Eugenio Colorni, Maria Grazia Cutuli, Almerigo Grilz, Gabriel Gruener, Marco Luchetta, Enzio Malatesta, Carlo Merli, Carmine Pecorelli, Guido Puletti, Antonio Russo, Graziella de Palo e Italo Toni scomparsi in Libano.
La lista sarebbe ancora molto lunga. Insieme alla maggior parte di questi giornalisti sono morti anche i loro collaboratori e operatori. Senza contare le vittime internazionali, prima fra tutte nonchè più recente, la giornalista russa Anna Politkovskaja. Tanti altri, troppi, hanno pagato il caro prezzo della morte.
La loro colpa è stata solo quella di dire la verità. Non mi hanno insegnato che dire la verità è una brutta abitudine, lo apprendo solo adesso.
Al LIMITE DELLA ILLEGALITA'
Ricordando Ilaria Alpi. Giornalista Rai uccisa in Somalia il 20 Marzo 1994 insieme al suo operatore Miran Hrovatin. Una vicenda su cui non si è fatta ancora chiarezza. Ci sono, infatti,molti dubbi e molti lati oscuri soprattutto sul movente, sugli autori e sul mandante di quella che fu un'esecuzione a tutti gli effetti.
Ho guardato i video proposti sul sito di Repubblica. Ognuno affronta problematiche legate ai maggiori "mali" italiani e anche internazionali. Soprattutto uno. Un mix di violenza, immigrazione, camorra e conflitti internazionali che caratterizzano tutta la penisola, ma in modo particolare la mia terra, la Campania. Ho scelto di pubblicarlo sul mio blog, in caso qualcuno non l'avesse ancora visto perchè a mio avviso sintetizza bene una vicenda troppo poco conosciuta anche se usurata. Le verità scomode non vengono mai a galla del tutto.
"Terra di nessuno" questo è il titolo, di Paolo Zagari.
La camorra è uno di quei "mali incurabili" per il quale la ricerca scientifica non serve, almeno quella dei medicinali. Chi fa ricerca sono personaggi nascosti che lavorano per sconfiggere questo problema, ma i risultati non sono sempre soddisfacenti. La fiducia si ritrova ascoltando le parole o "vedendo" i fatti di un Roberto Saviano o dei pochi magistrati che sono silenziosamente coinvolti in questa infinita ricerca.
Molti parlano di criminalità organizzata locale o geografica. In effetti le varie tipologie nascono da ambienti locali e ristretti. Ma in qualsiasi modo si voglia chiamare, mafia, camorra, n'drangheta, sacra corona unita, la storia è sempre la stessa. Cambiano le tradizioni, le "usanze", i motti, i soprannomi, le famiglie ma gli obiettivi non cambiano. Questo giustifica infatti le "alleanze" e le "faide" interne che caratterizzano questo tipo di criminalità organizzata.
In realtà esse non restano solo all'interno del loro territorio. Di sicuro lo difendono, stringono patti con altri "partner" per interssi commerciali illeciti ma tendono anche ad espandersi. Una sorta di "colonialismo"moderno, anzi modernissimo.
La copertina de "L'Espresso" del 25 Settembre 2008 recita proprio così "Gomorra al Nord" con il sottotitolo:così i casalesi sono andati alla conquista dell'Emilia e del Veneto. Con estorsioni e minacce. Patti con la malavita locale e connivenze dei politici. Da Bologna a Parma, da Reggio a Modena fino alla Riviera.
L'inchiesta del settimanale indaga minuziosamente sui rapporti della Camorra con il nord. Una contaminazione spaventosa che coinvolge tutti i maggiori "affari" dei clan locali legati alla camorra in tutta la Campania.
So bene di provenire da una microcosmo complesso, dove anche le pratiche quotidiane sono infestate di illegalità, dove non c'è rispetto, neanche se lo dai e se lo dai non è normale. Una terra dove non si rispetta il rosso del semaforo, dove gli uffici delle amministrazioni comunali sono sempre vuoti e se pieni non basta una giornata per rinnovare una carta di identità, una terra dove ti insegnano il culto della paura e dell'omertà, dove l'illegalità è di casa, dove non riesci sempre a mettere in pratica i buoni propositi. Ma non è solo questo, c'è tanto altro da valorizzare e scoprire.
Quando sono venuta al "nord", sola, a studiare in una nuova città, tutto mi sembrava diverso, Parma è diversa. Ma quando ho scoperto che l'illegalità è presente anche qui, anche se contaminata, non mi sono stupita. Ho solo riflettuto di più e mi sono chiesta cosa si potrebbe fare ma anche su cosa dovrei riflettere.